lunedì 28 febbraio 2011

Eva Braun, l'amante di Hitler

Una ragazzona tedesca bionda, carina e destinata ad un futuro da sartina.
Un destino al quale la ragazza non intende minimamente piegarsi.

Perché lei, Eva Braun, ha in mente ben altro per il suo futuro.
Eva nasce a Simbach il 6 febbraio 1912; è una ragazza allegra, socievole e che ama truccarsi e divertirsi, e che mal sopporta la disciplina imposta dai genitori.
Disciplina blanda, per altro,tant’è vero che quando cercheranno di iscriverla ad un istituto cattolico, la ragazza riuscirà ad imporre il suo volere, cercando un lavoro che possa renderla indipendente.

Lo trova il lavoro e con esso trova il suo destino.
Si impiega presso un fotografo, Heinrich Hoffmann, che lavora frequentemente per un piccolo partito politico, il Partito nazional socialista.

Piccolo,ma in fortissima ascesa.
A guidarlo c’è un ex caporale dell’esercito austriaco, Adolf Hitler, che inizia a frequentare la bottega di Hoffmann.
Tra i due nasce immediatamente una forte simpatia e poco dopo diventano amanti.

Eva Braun non racconta della sua relazione con Hitler alla famiglia; sa che il padre non ama affatto i nazisti, che considera pericolosi estremisti, mentre sua sorella lavora in uno studio alle dipendenze di un ebreo.
Nonostante tutto la relazione tra i due va avanti fra alti e bassi, ma Eva è insoddisfatta,
Hitler inizia a trascurarla, troppo preso dalla politica.

La situazione degenera al punto che un giorno Eva,disperata, prende la pistola del padre e si spara; si salva per puro caso, perché il proiettile le trafigge il collo e prima che muoia dissanguata, viene trovata dalla sorella.
Hitler è colpito dalla determinazione della ragazza e rincomincia a dedicarle più attenzioni, fino a quando un giorno, messo alle strette, acconsente ad incontrare i genitori di Eva.

Ancora una volta è un idilio che dura poco; il fuhrer sta trasformando la Germania, lavora anche venti ore al giorno e il tempo che dedica ad Eva è così esiguo che la ragazza, disperata, ritenta il suicidio, questa volta avvelenandosi con dei barbiturici.
Ancora una volta si salva in extremis, grazie alla sorella che la trova agonizzante.

Hitler a modo suo ama quella ragazza sentimentale e volubile, così decide di portarla con se; la fa circondare da personale di servizio, la inonda letteralmente di regali, di oggetti preziosi, ne fa la prima donna del Reich, pur non ostentandola pubblicamente.

E lei si trasforma in una donna sofisticata: ama vestire elegantemente, coprirsi di gioielli, cambiare pettinatura…..Diventa in breve tempo un’ombra elegante dietro le quinte, dietro il suo uomo perso in sogni di grandezza e di gloria.

Il fuhrer non si limita ad accontentare in tutto e per tutto la sua amante, ma provvede anche al benessere dei genitori di Eva, delle sue sorelle; il signor Braun scriverà una lettera imbarazzata al fuhrer, che però non gli verrà mai consegnata.

La guerra è alle porte e con essa va in frantumi il sogno di Eva di avere tutto per se quell’uomo che ha nelle sue mani il destino del mondo.
Il nido dell’aquila, il rifugio alsaziano di Hitler, diventa l’unico posto nel quale i due amanti possono ancora avere dell’intimità.
Qui, con l’unica compagnia di Wolf, il pastore tedesco di Hitler, i due si concedono qualche fugace pausa dagli affari di stato.

Ma nel 1942 la guerra cambia direzione e quella che sembrava una sfolgorante vittoria del nazismo prende una piega inaspettata.
Eva sembra persa in un mondo irreale; si lamenta con gli amici per l’impossibilità di reperire i generi voluttuari, i profumi, i liquori costosi; sembra quasi che le mille nevrosi del fuhrer, il cui sistema nervoso, logorato da mille tensioni e dalla paranoia, sta crollando, si siano trasferite empaticamente a lei.

Però è una donna fedele e rimane vicino ad Hitler quando inesorabilmente gli eventi precipitano.
Dapprima gli resta accanto e lo rincuora, all’indomani dell’attentato in cui il fuhrer resta solo ferito; lo segue nel bunker, a Berlino, quando la situazione arriva al collasso, con le truppe russe a poche centinaia di metri dall’ultimo rifugio.

Il 29 aprile del 1945, Adolf Hitler decide di sposare l’unica persona che gli sia rimasta davvero fedele, quella Eva Braun forse vanesia, forse sciocca, ma che ha avuto il coraggio di condividerne la sorte.

Si sposano e durante la notte si uccidono.
Lei berrà del veleno, lui si sparerà un colpo in testa.
Dei due amanti non resterà alcuna traccia, perché subito dopo la morte, un ufficiale delle SS versa sui due corpi della benzina e li da alle fiamme.

Eva Braun aveva 33 anni.

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