domenica 6 marzo 2011

Dall introvabile pizzaballa a pato 50 anni di figurine panini.........

- Pierluigi Pizzaballa era proprio forte. Ha giocato in Atalanta, Verona, Milan, Roma. Ha dato il 'cinque' a Enrico Albertosi in una giornata di giugno del 1966: Ricky usciva, lui esordiva in Nazionale per giocare il secondo tempo nell'amichevole contro l'Austria. E' salito pure sull'aereo destinazione Inghilterra, terzo portiere al Mondiale sciagurato troncato da un dentista della Corea del Nord. Era forte Pizzaballa, ma se ad oltre trenta anni dal fatidico guanto appeso al chiodo ancora spesso si parla di lui, il merito è delle figurine Panini, la cui collezione 2010-11, quella storica dei 50 anni, è stata presentata a Roma. L'introvabile Pizzaballa era diventato e resta un tormentone, tramandato di generazione in generazione. E chissà cosa avranno pensato quei milioni di bambini degli anni '60/70, quando in una puntata dei 'Soliti Noti', il programma tv condotto da Fabrizio Frizzi, una concorrente non lo ha riconosciuto scambiandolo per un coltivatore di patate. "Ma come? Noi non ci abbiamo dormito per intere notti, mancava solo quella figurina per completare l'album, e questa ce lo scambia per un contadino?", avranno pensato. Eppure nello sbaglio di una delle poche persone che ha collezionato le 'figu' c'è paradossalmente lo specchio di un Paese che è cambiato. Prima i calciatori erano ugualmente famosi, ma meno divi, figli di un'altra Italia, contadina, appunto. Del resto anche i bambini di 50, 30 anni fa, rispetto a quelli di oggi non hanno in comune proprio niente. Anzi no, a pensarci bene il filo conduttore c'è, e sono proprio le figurine Panini. Oggi come allora il rito è sempre lo stesso: "Ce l'ho, mi manca...", e vai con lo scambio.

Perchè le figurine, e non sembri una esagerazione, hanno caratterizzato le esistenze degli appassionati. Chiunque ha un proprio ricordo legato a questo o quel giocatore. Mica era solo Pizzaballa a tenere banco. Ad esempio una rarità era Ciccio Cordova ai tempi del Brescia, ritratto con la sua fluente capigliatura, oppure, andiamo a memoria, un giovane Alberto Marchetti della Juve. E che sottile invidia quando un compagno di classe chiuse l'album con Pierpaolo Manservisi (Lazio), portato in trionfo per tutta la giornata come fosse un'icona. Perchè chiudere una collezione Panini era, è, una emozione intensa, non te la scordi: è come il primo gol nella vita, il primo bacio, la vittoria al Mondiale. 

Il vecchio ed il nuovo continuano a fondersi, quest'anno ancora di più. Nell'Era digitale e dei giochi on-line, la collezione Panini si mostra come un punto di incontro con il divertimento del passato. "Quest'album dei 50 anni doverosamente è da dedicare ai fratelli Panini. Una collezione che vuole essere un punto di unione ideale tra tre generazioni - ha spiegato Antonio Allegra, Direttore Mercato Italia Figurine e Card di Panini -. La rappresentazione di un calcio moderno e in evoluzione, ma anche lo strumento per provare le emozioni che cinquanta anni fa come oggi -aggiunge Allegra- uniscono i collezionisti di figurine Panini e che rappresentano anche 50 anni di storia d'Italia".

COME SARA' L'EDIZIONE DEI 50 ANNI - 738 figurine adesive, di cui 660 in carta e 78 speciali in materiale metallizzato, sui giocatori di serie A e B, I e II divisione di Lega Pro, Serie D e Serie A femminile. Queste figurine potranno essere raccolte in un album di 128 pagine. Ogni club di A è rappresentato dalle figurine di 20 giocatori, oltre a quella di allenatore, squadra schierata e scudetto. Le figurine dei singoli calciatori contengono una serie di dati e informazioni, espressi con appositi simboli, relativi al numero di maglia e ai trofei per club vinti nelle competizioni internazionali, mentre quelle degli allenatori ritraggono i mister durante il momento della conferenza stampa. Ogni squadra di Serie B ha invece 18 giocatori (in figurine fustellate contenenti 3 giocatori cadauna), oltre a squadra schierata e scudetto. Ai team di I Divisione è dedicata la figurina di squadra schierata e scudetto, per le squadre di II Divisione lo scudetto e per i club di Serie A Femminile la figurina della squadra schierata.

LE SEZIONI SPECIALI - Vi sono poi diverse sezioni speciali. Innanzitutto nella prima pagina dell'album è presente una figurina extra rappresentante il logo esclusivo realizzato per il 50 anni di Panini (1961-2011). Vi è poi la sezione "Calciatori50" con le figurine delle 50 copertine degli album "Calciatori" dal 1961-62 ad oggi. Una novità di questa collezione è il grande concorso 'Top Team Panini 50', che avrà lo scopo di selezionare i 18 calciatori (11 titolari e 7 riserve) preferiti dal pubblico dei tifosi italiani tra i campioni che sono stati raffigurati nelle cinquanta edizioni della collezione 'Calciatori'. Sarà possibile votare tra 300 calciatori (preselezionati tra le circa 15mila figurine di giocatori di Serie A pubblicate dal 1961-62 ad oggi), suddivisi per ogni ruolo di gioco. Le figurine dei 18 calciatori più votati e delle classifiche per ruolo saranno stampate e inviate da Panini su richiesta a chi vorrà completare la collezione. Il voto sarà espresso anche da una "giuria di esperti", composta da 6 autorevoli giornalisti sportivi (Stefano Agresti, Marino Bartoletti, Alberto Brandi, Matteo Marani, Vittorio Oreggia e Bruno Pizzul).

venerdì 4 marzo 2011

Ancora un po di dance!!!!!!!!!

Amos - Only Saw Today (Factory Team Edit) 1994 ITALIAN REMIX on DIG IT INTERNATIONAL

AMOS sweet music (factory team mix) 

 

Glam feat Pete Burns - Sex Drive (Dance anni 90')

Mamma mia che pezzaccio d'altri tempi! grande isi!ogni tanto un po di sana old school fa bene all anima

BAFFA ft. Paganini 'Rush To The Moon' (Rocket Version) 


Nina - Dance The Night Away (DANCE 90)



Manchester City, Kolo Toure positivo

ROMA - Scandalo al Manchester City e nuova brutta storia di campioni dopati: Kolo Toure è stato sospeso da tutte le competizioni perché positivo a un controllo antidoping. La notizia viene annunciata on line, dal sito del club inglese che però tace sulla sostanza che ha inguaiato il giocatore. Toure - ragazzone di 29 anni di grande personalità - viene schierato nel ruolo di centrale difensivo.
Veloce e potente, talentuoso e passionale, l'ivoriano lega il proprio nome alla storia dell'Arsenal dove gioca dal 2002 al 2009. Il 29 luglio dello stesso anno arriva il momento dell'addio quando firma un contratto di quattro anni con il Manchester City, squadra di cui diventa capitano e bandiera. Ieri - dopo la diffusione della notizia - delusione e sgomento per i supporters del City e anche per il suo allenatore Roberto Mancini.
Ancora una volta il calcio - anzi lo sport - deve fare i conti con il doping: una lunga e triste storia alla quale Wikipedia dedica un capitolo a parte. Un elenco in cui c'é Diego Armando Maradona sospeso due volte perché positivo a test antidoping: la prima nel 1991 (per uso di cocaina) e la seconda nel Mondiale 1994 (per uso di efedrina). Ma in Premier League non è la prima volta che un giocatore finisce nella spirale delle sostanze proibite: Adrian Mutu, nel 2004, alla sua seconda stagione con il Chelsea, risulta positivo alla cocaina.
Viene licenziato il 29 ottobre dal club londinese e riceve una squalifica di 7 mesi (fino al 18 maggio 2005) e una pesante multa dalla Football Association. Difficile però restare in Inghilterra: Mutu ricomincia dall'Italia. Dopo un passaggio alla Juventus, arriva alla Fiorentina. Il 10 gennaio 2010, nei campioni prelevati dalla commissione antidoping del Coni dopo la partita contro il Bari, vengono trovate elementi di uno stimolante non consentito.
Sospeso in via cautelativa, Mutu si fa 'beccare' di nuovo e questa volta sono guai: il 19 aprile 2010, il comitato antidoping nazionale decide una squalifica di 9 mesi, a decorrere dalla sospensione cautelativa; la Procura aveva richiesto un anno. La squalifica termina il 29 ottobre 2010, due giorni prima della partita di campionato Catania-Fiorentina. Mutu non si è arreso, probabilmente non lo farà neanche Toure, ora in attesa di processo sportivo. Resta la macchia non solo sul calcio, ma su tutto lo sport.

giovedì 3 marzo 2011

Ancora un po di dance!!!!!!!!!

ESTATE 1996 - Dance - 2a Parte

Ascoltiamo un po di dance..........

Dream-Progressive-Trance 1995-96-97 - 1a parte






 

Dissesto idrogeologico

Perenne emergenza; tragedie annunciate; oltre 238 milioni di euro approntati per tamponare i danni solo nell’ultimo anno Legambiente: “Con volontà politica, possibile mettere in sicurezza 600 comuni ogni anno”
238.394.400,00 euro sono stati predisposti dall’ottobre 2009 ad oggiper intervenire e recuperare i danni delle principali emergenze idrogeologiche nel nostro Paese. Un miliardo di euro è la cifra stanziata dal ministero dell’Ambiente per la messa in sicurezza.
Eppure, con un milione e mezzo di euro si possono realizzare 7 diverse tipologie di intervento concreto sui fiumi minori per mettere concretamente in sicurezza un comune.

“L’ennesima gravissima tragedia legata al maltempo e al dissesto idrogeologico ci impone di ragionare concretamente e rapidamente sugli effettivi interventi necessari a mettere in sicurezza il Paese e la popolazione che purtroppo, sempre più spesso, a causa dei fenomeni climatici estremi, saranno esposti al rischio – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Più che continuare a pensare a quanto può costare una generica messa in sicurezza complessiva del Paese, bisognerebbe cominciare ad agire concretamente e utilizzare il famoso miliardo di euro stanziato dal ministero dell’Ambiente per mettere in sicurezza 600 comuni ogni anno”.
 
La ricetta proposta da Legambiente prende in considerazione gli interventi possibili sul reticolo idrografico minore, su quei fiumi, torrenti e fossi che sembrano rappresentare oggi la vera emergenza dell’Italia.

“Senza considerare gli interventi sui grandi bacini, più complessi e costosi – continua Cogliati Dezza –, con circa un milione e mezzo di euro è possibile intanto realizzare opere come la manutenzione ordinaria dei tratti cittadini, la stabilizzazione del movimento franoso, gli interventi di ingegneria naturalistica, la demolizione delle case in alveo ecc. Tutti interventi necessari e concretamente realizzabili che, con le debite proporzioni, possono essere riproposti in tantissimi comuni per rendere sicuri i territori solcati da torrenti e fiumare. E se questo non bastasse a sistemare tutte le emergenze e le situazioni a rischio del Paese, permetterebbe però di agire con esiti determinanti in tante località, circa 600 ogni anno, che sarebbero messe al sicuro concretamente  invece di perdere tempo a pensare a quale enorme cifra potrebbe servire per sistemare tutta la Penisola”.
Fondi stanziati per le principali emergenze idrogeologiche nell’ultimo anno (Ordinanze di protezione Civile)
N° Ordinanza
Contenuto
Fondi stanziati
3865 del 15/04/2010
Dissesti idrogeologici provincia di Messina febbraio 2010 (San Fratello) e ottobre 2009 (Giampielieri).

70.170.000,00
3815 del 10/10/2009
Eccezionali avversità atmosferiche ottobre 2009 provincia di Messina (Giampielieri).

60.000.000,00
3849 del 19/02/2010
Situazione di grave criticità comune di Casamicciola Terme (Napoli) novembre 2009
38.200.000,00
3882  del 18/06/2010
Eventi alluvionali regione autonoma Friuli-Venezia Giulia dicembre 2009
1.000.000,00
3862  del 31/03/2010
Dissesti idrogeologici Regione Calabria febbraio 2010 (Maierato)
15.000.000,00
3850  del 02/03/2010
Eccezionali eventi meteorologici regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana  dicembre 2009 - gennaio 2010.
20.000.000,00
3848 del 12/02/2010
Interventi urgenti di protezione civile eventi meteorologici Regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana di dicembre 2009 - gennaio 2010.

20.000.000,00
3847  del 05/02/2010
Eventi meteorologici province di Pordenone ed Udine (maggio/giugno 2009); province di Treviso e Vicenza (giugno 2009) e regione autonoma Friuli-Venezia Giulia (dicembre 2009).
10.000.000,00
3880 del 03/06/2010
Dissesto idrogeologico comune di Belvedere Marittimo (CS) gennaio 2009
700.000,00
3868 del 21/04/2010
Situazione di emergenza frana di Montaguto (AV)
2.500.000,00
3899 del 24/09/2010
Eventi atmosferici Veneto
824.400,00
TOTALE

238.394.400,00
Esempio di Interventi di corretta prevenzione sul reticolo minore e costi di realizzazione
Intervento
Località
Costo
Manutenzione ordinaria periodica del tratto cittadino
Fiume Roya
100.000,00
Stabilizzazione movimento franoso con miglioramento drenaggio acque
Località Olignana (Ventimiglia)
250.000,00
Ripristino della naturale sezione di deflusso del torrente argentina e riqualificazione ambientale dell’area mediante interventi di ingegneria naturalistica
Località Carpenosa - (Molini)
258.228,00
Demolizione casa fondata in alveo e adeguamento sezione di deflusso di competenza Torrente Verbone
Località S.Biagio della Cima
60.000,00
demolizione e ricostruzione ponte Torrente Argentina
Località  Ponte Meosu
258.228,00
Demolizione della copertura che rappresenta la strada di collegamento con le abitazioni soprastanti e realizzazione di una diversa viabilità
Rio Campirossi
155.000,00

Demolizione briglia Vessalico briglia a valle ponte SS. 453
Valle Arroscia

516.457,00

TOTALE
Sette tipologie di interventi
1.597.913,00
Fonte: RAPPORTO DI SINTESI SUI PIANI DI BACINO della Provincia di Imperia
Elaborazione: Legambiente

mercoledì 2 marzo 2011

Le cascate del Niagara

Le cascate del Niagara (in inglese Niagara Falls), situate nel nord-est dell'America, a cavallo tra USA e Canada, sono per la loro vastità tra i più famosi salti d'acqua del mondo. Non si tratta di cascate particolarmente alte (solo 52 m di salto) e la loro fama è certamente legata alla spettacolarità dello scenario, dovuto al loro vasto fronte d'acqua e all'imponente portata, indicata erroneamente da alcuni in 200.000 m3 al minuto - il dato riguarda infatti l'intero fiume Niagara e non il salto d'acqua, in quanto parte del flusso viene intercettato dalla centrale elettrica -, ma più realisticamente stimabile in oltre 168.000 m3 al minuto nel regime di piena e circa 110.000 m3 come media. Rappresentano ciononostante la più grande cascata dell'America settentrionale e, probabilmente, la più conosciuta in tutto il mondo.Dal punto di vista geografico si trovano all'interno della regione denominata Niagara Peninsula poco distanti dalla città canadese di St. Catharines e sono a circa mezz'ora di macchina dalla città statunitense di Buffalo e a circa un'ora e mezza da Toronto.

Maggio, l'agente: "Il Napoli non ha intenzione di cederlo"

Massimo Briaschi, agente di Christian Maggio, ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni di "Si gonfia la rete" in onda su Radio CRC. Ecco quanto evidenziato da Tuttonapoli.net: "Ne abbiamo parlato col Napoli. Entro marzo avremo un incontro con la società partenopea, per discutere del futuro del ragazzo. In Italia non ce ne sono calciatori con le sue caratteristiche, perciò è appetito da grandi club. Il Napoli però punta su Christian è non ha alcuna intenzione di cederlo".

Michael Jackson castrato, tesi libro choc

PARIGI - Una castrazione chimica subita a sua insaputa durante l'adolescenza come conseguenza di una cura anti-acne potrebbe spiegare il segreto della voce acuta di Michael Jackson: e' la tesi di un chirurgo francese, Alain Branchereau, autore del libro 'Michael Jackson, il segreto di una voce', che esce in Francia il prossimo 9 marzo.
In particolare, il medico sostiene che il fenomeno Michael Jackson puo' essere paragonato quello dei castrati del '600 che ''mandavano in delirio le folle''.E come loro, sostiene, la popstar, morto cinquantenne il 25 giugno 2009, avrebbe subito una castrazione (anche se chimica e non fisica) tra i 12 e i 20 anni.
Probabilmente, sostiene lo studioso, essa e' stata l'effetto di un trattamento contro l'acne, a base di ciproterone, una molecola scoperta negli anni '70 e molto diffusa all'epoca, ma che solo in seguito si scopri' essere un anti-ormone maschile. Questo avrebbe cosi' permesso alla voce di Jacko di restare immutata, mentre tutti i ragazzi cambiano voce con l'eta'.

martedì 1 marzo 2011

Tafferugli dopo rimessa non restituita e gol pareggio

Foggia-Gela: mega-rissa in campo

FOGGIA - Una rimessa laterale non restituita dal Foggia, che nell'azione successiva ha segnato il pareggio definitivo (2-2), ha causato una gigantesca rissa che ha costretto l'arbitro a fischiare prima del termine la fine dell'incontro interno con il Gela, per il girone B di Prima divisione. I tafferugli tra i giocatori sono cominciati al 40' della ripresa dopo che il foggiano Sau aveva segnato approfittando del disorientamento dei calciatori siciliani, i quali si aspettavano la restituzione del pallone che avevano messo in fallo laterale per consentire i soccorsi al foggiano Salamoi.
http://www.youtube.com/watch?v=3ssAwjwXD9w&feature=related

la dance che non tramonta mai........Livin' Joy Don't Stop Movin

Livin'Joy (talvolta citato anche come anche come Livin Joy o Living Joy) è il nome di un gruppo musicale facente parte del genere dance/Eurodance principalmente attivo negli anni novanta[1].
Il progetto Livin' Joy è nato in Italia, i produttori erano i fratelli Paolo e Gianni Visnadi; gli stessi sono anche stati autori di altri progetti dello stesso genere tra i quali si ricorda anche Alex Party.
Il primo singolo dei Livin' Joy è stato Dreamer (nel 1994[4]), cantato da Janice Robinson; tale singolo è stato un successo non solo di carattere nazionale in quanto ha aggiunto la prima posizione sia nella classifica UK[5] sia in quella americana[6].
Nonostante il grande successo del primo singolo, i produttori non riescono a trovare un accordo con la cantante Janice Robinson per la realizzazione di altri brani: la voce del progetto viene così affidata a Doris Diggs, conosciuta anche come Tameka Starr.
Le sonorità di Dreamer porteranno alla realizzazione del secondo singolo di grande successo dei Livin' Joy nel 1996, intitolato Don't Stop Movin', tratto dall'album omonimo Don't Stop Movin', pubblicato pochi mesi dopo il singolo[7]. Don't Stop Movin' ha raggiunto la posizione #8 sia in Italia[8] sia in Svezia[9], ma ha ottenuto risultati migliori in Finlandia ed in Australia, ottenendo rispettivamente la settima e la sesta posizione[9].
Sempre nel 1996[3] i Livin' Joy ottengono grande successo con Follow the Rules. Il singolo ottenne un buon piazzamento nella classifica inglese anche se non raggiungerà mai il primo posto[5].

Rocchi, ecco perché a Napoli non piaci

© foto di Roberto Gabriele
Sembra strano, ma la tradizione sfortunata del Napoli con l'arbitro Rocchi ha radici abbastanza lontane. Il fallo di mano fischiato ad Aronica nel big match del San Siro non è che solo l'ultimo episodio sfortunato di una serie curiosamente lunga di situazioni, che ha inizio ben sette anni fa.
Correva l'anno 2004, e si giocava un Bari-Napoli con il fischietto di Firenze alle prime armi: partita noiosa, e direzione di gara, da parte di Rocchi, non così esaltante, culminata con un cartellino rosso rifilato all'allora centrocampista del Napoli Renato Olive. Espulsione, giunta a metà secondo tempo, che scatenò proteste e clamori, e che contribuì a rendere la gara di una noia mortale, con il Napoli incapace di pungere, e il Bari che sembrò accontentarsi di uno scialbo pareggio casalingo.
Passano gli anni, si arriva al periodo buio degli azzurri: prima l'incubo della C, poi il purgatorio della B, e quel Napoli-Rimini dell'ottobre 2006 in cui Rocchi si rese protagonista di un'altra espulsione, stavolta ai danni di Amodio, con il Napoli che, in dieci, riuscì ugualmente a vincere un match decisamente difficile, contro un Rimini tenace, autore di un'ottima prestazione.
Due anni dopo, campionato 2007-2008, Napoli-Lazio al San Paolo. Arbitra Rocchi, termina 2-2. Tre espulsi: Blasi, Stendardo e Reja, e tanto nervosismo nel finale, con il terzo tempo che salta, e il direttore di gara accerchiato dai giocatori di entrambe le squadre dopo il triplice fischio.
Sempre 2008, ma campionato successivo: Napoli-Palermo, gli azzurri vincono due a uno. Ma la rete del Palermo fu frutto di un calcio di rigore, fischiato da Rocchi, per... un fallo di mano, piuttosto dubbio... di Aronica. Il paragone, ovviamente, salta subito in mente. Allora però si era sul due a zero, e il tiro dal dischetto di Miccoli riaprì clamorosamente una gara che comunque gli azzurri portarono a termine vittoriosi.
Infine, è Milan-Napoli. No, non quello appena giocato, ma il match del due novembre 2008: i rossoneri prevalsero 1-0 grazie all'autorete di Denis, ma tanti furono gli episodi che fecero discutere. Perché Rocchi, oltre a concedere un calcio di rigore abbastanza dubbio per un mani di Pazienza, espulse, per doppia ammonizione, Maggio, facendo scatenare l'ira dei giocatori e dei supporters partenopei. Con le plateali urla e imprecazioni di Gattuso nei confronti di Hamsik e dello stesso direttore di gara che non furono, invece, sanzionate.
C'è, però, anche un ricordo positivo che il Napoli ha di Rocchi. E rimanda al campionato 2006-2007, e a quel Genoa-Napoli terminato sullo zero a zero che promosse entrambe le compagini in Serie A. Il fischietto toscano fu l'arbitro che diresse quello storico incontro. Che può essere, goliardicamente, considerato l'assurda eccezione che conferma la regola.

'Buoni pasto? No, grazie''

Ormai i buoni pasto sono diventati una sorta di strumento finanziario. E chi ci rimette sono da una parte i lavoratori e dall'altra noi esercenti": dice il vicepresidente della Fipe, l’associazione dei pubblici esercizi che aderisce a Confcommercio. Così è. E i dipendenti rischiano di rimanere con il blocchetto in mano, perdendo in toto quegli 80-150 euro al mese che ormai vengono considerati parte integrante della busta paga.I “buchi” del sistema
Il sistema è infatti fortemente penalizzante. Prima di tutto perché sul buono dove è riportato un valore di 5 euro, in realtà l’esercente riscuote meno. E in secondo luogo perché il rimborso del ticket da parte della società che lo emettono avviene con un ritardo tale da trasformarsi in un aggravio del 30% per ristoratori e baristi. Il meccanismo dei buoni funziona così: “alle origini” si fa una gara indetta da un'azienda e vinta da una società emettitrice di ticket. La quale, per vincere, deve offrire un sconto. Per capirci, se il buono ha un valore di 5 euro, potrebbe aggiudicarsi la commessa a quota 4 euro.
L’azienda che emette il ticket, però, deve guadagnarci. E quindi per recuperare lo sconto applicherà una commissione all'esercizio convenzionato dove il ticket può essere speso. Insomma, è come se l’esercente dovesse offrire un pasto del valore di 5 euro mentre dall'altra se ne ottengono 3,50. In più, riscuotendo il contante con mesi di ritardo.
I supermercati iniziano a dire “no”
Motivi sacrosanti, secondo i supermercati, per iniziare a dire “no” e chiedere contanti. Già oggi, infatti, importanti catene della ristorazione, come Mcdonald's, non accettano i buoni pasto. Così come Esselunga e grandi cooperative aderenti a Coop. Altri, come Carrefour, stanno valutando se valga la pena continuare ad accettare i ticket.
La denuncia di Casper
“E' inaccettabile la condanna a morte dei buoni pasto decretata dagli speculatori che si arricchiscono alle spalle di lavoratori e consumatori”. E’ quanto dichiara Casper, il Comitato contro le speculazioni e per il risparmio, fondato da Adoc, Codacons, Movimento difesa del cittadino e Unione Nazionale Consumatori.
“Se molti esercenti stanno cominciando a rifiutare di accettare i buoni pasto - incalza Casper - ciò accade infatti per colpa dei soliti approfittatori: sono proprio le grandi aziende con molti dipendenti (e cioè i gruppi bancari, le compagnie di assicurazione, le società telefoniche, ma anche le pubbliche amministrazioni) a selezionare le società emittenti dei buoni pasto sulla base di gare al ribasso, imponendo sconti fino al 20% del valore nominale del tagliando (un "buono" da 5 euro viene venduto di fatto a 4 euro). Le società che emettono i buoni pasto sono dunque costrette a rivalersi sugli esercenti, come bar, ristoranti, supermercati, etc. e così, essendo troppo costoso accettare buoni pasto, i ristoratori sono spesso costretti a smettere di farlo”.
“Questa conclusione - afferma Casper - danneggia il lavoratore-consumatore che nell'uso del buono pasto ha una utilità data non solo dalla comodità di utilizzo ma anche dal fatto che, sotto un certo importo, i buoni non sono soggetti a tassazione”.
“Ma la speculazione delle grandi imprese con molti dipendenti - prosegue il Comitato contro le speculazioni e per il risparmio - può portare a conseguenze ancora più gravi e cioè ad un indiscriminato aumento dei prezzi di vendita dei generi alimentari gonfiati allo scopo di ammortizzare il maggior costo delle convenzioni che si riversa però a danno anche di chi non utilizza i buoni pasto”.
“La speculazione dei buoni pasto - spiega Casper - dimostra una volta di più che il mercato ha bisogno di regole e di costanti verifiche della loro applicazione a garanzia di tutti gli attori del sistema, impedendo distorsioni che, in ultima analisi, ricadono sull'anello più debole del mercato e cioè i consumatori (ai quali, tuttavia, andrebbe ricordato che il "buono pasto" dovrebbe essere utilizzato per le esigenze alimentari quotidiane e non per acquistare ogni genere di prodotto al supermercato)”.
“Ci sono circa 2,2 milioni di consumatori -conclude Casper- che utilizzano quotidianamente i buoni pasto per un giro d'affari di 2,5 miliardi di euro: é davvero troppo per lasciare mano libera agli speculatori!”

Morto un militare italiano, altri 4 feriti

Un militare italiano è morto e altri quattro sono rimasti feriti nell'ovest dell'Afghanistan. I militari italiani, del quinto Reggimento Alpini, erano a bordo di un veicolo blindato Lince che e' saltato su un ordigno improvvisato.Un militare italiano è morto e altri quattro sono rimasti feriti nell'ovest dell'Afghanistan. I militari italiani, del quinto Reggimento Alpini, erano a bordo di un veicolo blindato Lince che e' saltato su un ordigno improvvisato.
L'ESPLOSIONE - Erano le 12.45 locali, nell'ovest dell'Afghanistan. Una pattuglia italiana stava tornado da una operazione di assistenza medica quando ad Adraskan, 25 chilometri a nord di Shindand, l'esplosione di un Ied - un ordigno rudimentale ma potentissimo - ha dilaniato un blindato Lince del 5/o reggimento alpini di Vipiteno, la Task force centre. Era il terzo mezzo della colonna. Questa volta 'San Lince' non ha retto.
LA VITTIMA - Il tenente Massimo Ranzani, 37 anni, celibe, originario di Ferrara, era lì dal 12 ottobre, la sua seconda missione in Afghanistan. Chi è andato a trovare i genitori a Occhiobello, nel rodigino, è rimasto colpito per la forza con cui hanno reagito: "sono orgogliosi del loro figlio". Una persona "buona, altruista". Un altro "caduto per la pace", ha detto l'ordinario militare mons. Vincenzo Pelvi. Toccherà a lui, per l'ennesima volta, celebrare i funerali solenni: una "via crucis", ha detto, di morti in missione. L'Esercito ha promosso il caduto al grado di capitano. La salma sarà rimpatriata mercoledì.
I FERITI
- Anche gli altri quattro occupanti del Lince, tutti alpini del 5/o reggimento, sono rimasti feriti. Subito soccorsi, sono stati trasportati all'ospedale militare da campo di Shindand. Hanno riportato traumi e fratture di vario genere, in particolare alle gambe: due di loro, con fratture a una gamba e a una caviglia, sono stati operati. Un altro sarà sottoposto ad un intervento agli occhi nell'ospedale di Kandahar. Soprattutto le lesioni di uno dei quattro preoccupano, ma "nessuno - assicura il ministro della Difesa La Russa - è in pericolo di vita". "Le loro condizioni attualmente non preoccupano", confermano da Herat, quartier generale italiano.
BERLUSCONI, CI SI CHIEDE SE SFORZO SERVA - "E' un tormento, un calvario e tutte le volte ci si chiede se questo sacrificio che impegna il parlamento con voto unanime e tutto il popolo italiano ad essere lì in un paese ancora medioevale sia uno sforzo che andrà in portò". Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi commentando l'attentato in Afghanistan dove è morto un ufficiale dell'Esercito. Berlusconi ha quindi precisato: "dobbiamo andare avanti".
NAPOLITANO, PROFONDA COMMOZIONE - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa con profonda commozione la notizia del gravissimo attentato perpetrato a Shindand, in Afghanistan, contro il contingente italiano impegnato nella missione internazionale ISAF, in cui un militare ha perso la vita e altri quattro sono rimasti feriti, esprime i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari del caduto e un affettuoso augurio ai militari feriti. Lo rende noto un comunicato del Quirinale.
DI PIETRO, RESPONSABILI CHI VOTATO DECRETO - "Siamo vicini alle famiglie del militare caduto in Afghanistan, dei quattro feriti e a tutti i commilitoni impegnati su quei territori. Esprimiamo profondo dolore e commozione per questa ennesima tragedia annunciata. Smettiamola e usciamo dal luogo comune di chi intende coprire la propria responsabilità in nome della patria e della bandiera. Da tempo l'Italia dei Valori, che ha dato una bocciatura sonora al decreto di rifinanziamento di questa missione, denuncia che non ha più alcun senso restare in Afghanistan perché nel Paese é in atto una vera e propria guerra civile, e quindi non portiamo avanti soltanto una lotta al terrorismo". E' quanto afferma in una nota il presidente IdV, Antonio Di Pietro. "Denunciamo - continua - in modo forte e chiaro, che la responsabilità politica di queste morti ricade sul governo e su tutti coloro che in Parlamento hanno votato per il proseguimento della missione. Ricordiamo che è stato un voto trasversale e, proprio per questo, ancora più inaccettabile".
PROFONDO CORDOGLIO LA RUSSA - Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha espresso "profondo cordoglio per la morte del militare a seguito dell'attentato verificatosi stamani a 25 chilometri a nord di Shindand". Lo rende noto un comunicato della Difesa. Il ministro La Russa viene tenuto "costantemente aggiornato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa circa l'evolversi della situazione e sulle condizioni di salute degli altri quattro militari rimasti feriti nell'evento".
SCHIFANI, ALTO PREZZO MA RIMANIAMO - "L'Italia continua a pagare degli alti prezzi ma lo fa in piena coscienza e nella consapevolezza che la libertà è un bene da garantire anche al di fuori dei propri confini". Lo ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani, in visita ad una scuola dell'infanzia a Barete (L'Aquila), distrutta dal terremoto e ricostruita grazie anche al contributo del Senato. Ai giornalisti che gli chiedevano se l'Italia rimane in Afghanistan, Schifani ha risposto: "L'Italia non può che rimanere, la nostra presenza è condivisa all'interno della comunità internazionale e sarà essa a decidere i metodi di abbandono dell'Afghanistan, sicuramente quando esso sarà portato a piena democrazia". Il presidente del Senato ha espresso "profondo dolore per un'altra vita che cade immolandosi sull'altare della democrazia" e "vicinanza ai familiari dei nostri feriti".

CORDOGLIO FINI PER MILITARE UCCISO - "Ho appreso con sgomento e dolore la notizia dell'esplosione di un ordigno che ha colpito un veicolo blindato Lince nei pressi di Shindand, nell'ovest del Paese e provocato la morte del tenente Massimo Ranzani del quinto reggimento alpini. Desidero rinnovarLe il mio apprezzamento per il coraggio, la professionalità e lo spirito di sacrificio con cui i nostri militari svolgono la loro opera in questo tormentato Paese. La prego di voler far pervenire, unitamente al sentimento di profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia del soldato caduto, i miei più fervidi auguri di pronta guarigione ai militar feriti e l'intensa solidarietà mia personale e di tutta la Camera dei deputati", è quanto ha scritto il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, in un messaggio inviato al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Biagio Abrate.

DOLORE TRA ALPINI BELLUNO PER MILITARE UCCISO
- E' stata accolta con 'profondo dolore'' tra gli alpini della caserma 'Salsa' di Belluno, sede del 7/mo Reggimento alpini, la notizia della morte del tenente Massimo Ranzani, ucciso nell'esplosione di un ordigno in Afghanistan e appartenente al quinto Reggimento alpini, con sede a Vipiteno (Bolzano). Ranzani aveva svolto servizio a Belluno per qualche anno, fino al 2004, come sottufficiale, prima di diventare ufficiale e essere riassegnato a Vipiteno. Appartenevano al 7/mo Reggimento di Belluno i quattro alpini caduti in Afghanistan il 9 ottobre scorso - il Primo caporal maggiore Gianmarco Manca, Primo caporal maggiore Francesco Vannozzi, Primo caporal maggiore Sebastiano Ville e il maggiore Marco Pedone - e il Caporal maggiore Matteo Miotto ucciso il 31 dicembre scorso.